sabato, settembre 10, 2011

H AS IN HENRIETTE?

Non è vero che penso sempre a H. Il lavoro e la conversazione lo rendono impossibile. Ma i momenti in cui non penso a lei sono forse i peggiori. Perché allora, anche se ne ho dimenticato la ragione, tutto è velato da una vaga sensazione di errore, di difetto. Come in quei sogni dove non accade nulla di spaventoso, nulla che valga la pena raccontare il mattino dopo a colazione - ma dove l'atmosfera e le cose sanno di morte. Così ora. Vedo le bacche del sorbo che stanno volgendo al rosso e per un attimo non so perché proprio queste bacche debbano mettermi addosso tanta tristezza. Sento suonare una pendola e il suono non ha più quel qualcosa di sempre. Che cos'ha il mondo? Perché è diventato così piatto, così meschino e consunto? Poi mi ricordo.

Questa è una delle cose che mi fanno paura. Lo strazio, i momenti di follia notturna, passeranno un po' alla volta, com' è nell' ordine della natura. Ma che verrà dopo? Solo questa apatia, questa mortale piattezza? Arriverà il momento in cui non mi chiederò più che cosa ha trasformato il mondo in un vicolo grigio perché troverò normale il suo squallore? Il dolore si acqueta dunque in una noia soffusa di una vaga nausea?

Emozioni, emozioni, sempre emozioni. Proviamo invece con la riflessione. Dal punto di vista razionale, la morte di H. quale nuovo fattore ha introdotto nel problema dell'universo? Quali ragioni mi ha dato per mettere in dubbio tutto ciò a cui credo? 

[...]Quanto alle cose a cui credo ora, perché i miei pensieri di una settimana fa dovrebbero essere più attendibili di quelli, migliori, di adesso? Mi pare di essere, in generale, più sano di mente adesso che non allora. Perché le disperate elucubrazioni di un uomo intontito (ho detto che era come aver battuto la testa) dovrebbero essere più credibili?

---------------E NUNCA, EM VIDA, ESTAREI MAIS CONFIÁVEL, PSICOLOGICAMENTE, DO QUE HOJE.  NO SILÊNCIO OPORTUNO DA CAIXA PEQUENA DO PMC.

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CI SIAMO QUATTRO. E LEGGIAMO ASSOLUTAMENTE TUTTO. DOPO TRE O QUATTRO MESI. E CINQUE O SEI BICCHIERI. DI VELENO.